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IL GIORNO CHE AVREI VOLUTO VIVERE

15 marzo 44 a.C. / Io, Cicerone, felice per quei pugnali

di Alessandro De Nicola

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25 agosto 2009

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E se invece Bruto e Cassio avessero vinto a Filippi? La combriccola dei congiurati era troppo composita: pompeiani, cesariani traditori e pochi sinceri repubblicani, legati peraltro a una concezione aristocratica, sillana, dello stato che non poteva più funzionare. Senza falsa modestia, l'atto più sensato sarebbe stato nominare me - come il diletto Bruto propose - console per riformare le istituzioni.

Il problema era evidente e se lo era posto anche il greco Tucidide per Atene: può una democrazia governare un impero? Sì, se è guidata da individui eccezionali come Pericle o se in realtà è una Repubblica aristotelica, in cui elementi di governo monarchico, democratico e aristocratico si fondono insieme. Così fu per Roma, così fu per l'Impero britannico. Ma a un certo punto ci sono due evoluzioni possibili: verso una democrazia più piena, come accadde per Atene e Londra, o verso il Principato.

Quando gli imperi diventano democrazie non riescono più a decidere con coerenza perché l'elettorato è mutevole, odia i sacrifici necessari per mantenere la preminenza, non vede il lungo termine e ancor meno lo scrutano i politici. Il germe dell'egalitarismo contagia gli ex-conquistatori e così i laburisti inglesi, andati al potere nel 1945, non vedevano l'ora di disfarsi dei loro domini. E il piccolo impero francese non ebbe sorte diversa, nonostante gli spasmi di Vietnam e Algeria.

L'alternativa è il Principato, che assicurò il dominio dell'impero romano per sette secoli (non dimentichiamoci che fino all'invasione araba, l'Impero Romano d'Oriente era comunque la potenza dominante del mondo occidentale), ne preservò l'importanza per 12, fino agli imperatori macedoni dell'Impero bizantino, e lo fece sopravvivere per 15.
Non che gli imperi basati su un solo grande conquistatore, da Alessandro a Napoleone, Gengis Khan, fino all'orrido Hitler, durino più a lungo. L'ideologia, il nazionalismo o la religione sono molto utili, ma da soli non hanno tenuto insieme l'impero spagnolo, quello Ottomano o l'Unione Sovietica.

Chi, in forme diverse, dura da tre millenni è uno stato etnicamente coeso e che di democrazia ne ha conosciuta assai poca, il Celeste Impero, appunto.
Ma la domanda più importante che noi occidentali dobbiamo porci è: sopravviverà l'impero americano? I padri costituenti degli Stati Uniti erano il gruppo di statisti più imbevuto di cultura classica che la storia ricordi, i loro termini di paragone erano proprio Roma e Atene e tutto l'impianto costituzionale fu pensato per evitare sia il declino sia l'involuzione autoritaria della Nuova Gerusalemme, l'America. I check and balances che caratterizzano la Costituzione di Filadelfia sono una versione moderna dello stato ideale aristotelico e - sempre modestia a parte - Marco Tullio Cicerone era l'autore più letto dai founding fathers.

Quest'epoca potrebbe essere un momento di svolta nella storia: nuove potenze, eredi di antichi civiltà e imperi, stanno emergendo, il mondo è sempre più interconnesso, nel bene e nelle minacce che lo sovrastano. Durerà il predomino americano? Avremo una presidenza sempre più "imperiale" come quella che avevano in mente Nixon o Dick Cheney - moderna forma di Principato - o il multiculturalismo, il politically correct, l'isolazionismo, il protezionismo, lo spegnersi del dinamismo economico stanno minando gli Stati Uniti avviandoli a un declino inarrestabile? Oppure la democrazia dei check and balances riuscirà a trovare una nuova vitalità che assicuri l'egemonia nelle forme moderne con cui oggi essa si manifesta?

Ed è pur vero che un idealista come il diletto Marco Bruto potrebbe chiedersi: ma che bisogno c'è di avere un impero? L'importante è godere di pace, prosperità, libertà. E io sono con lui: parafrasando Lord Acton, si potrebbe affermare che essere dominatori corrompe ed è la peggior cosa al mondo, eccetto - ghignerebbe l'imperialista democratico Churchill, masticando l'immancabile sigaro - l'esser dominati da qualcun altro.

adenicola@adamsmith.it

25 agosto 2009
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